Internet of Things: di cosa stiamo parlando?
Internet of things (ovvero internet delle cose) sta a significare il collegamento di apparati diversi da pc, tablet e pc ad internet e/o tra di loro. Pensiamo per esempio ai nuovi impianti di allarme, ai pannelli fotovoltaici, ai centralini telefonici, alle caldaie, agli impianti di domotica, ad apparati elettromedicali, impianti di video sorveglianza, ecc…
Ma Internet of Things (ogni tanto lo troverete menzionato come IoT), è qualcosa di più di semplici oggetti collegati ad internet: sono oggetti in grado di comunicare tra loro. Per esempio un domani avremmo la possibilità di pensare a cosa vogliamo per cena, di comunicarlo al nostro sistema di casa che verificherà le ricette, controllerà la disponibilità degli alimenti in frigorifero, e farà l’ordine di ciò che manca, in accordo con la dispensa che avrà in giacenza i prodotti che non vengono conservati in frigorifero. Noi passeremo a ritirare la spesa, oppure un fattorino la recapiterà direttamente a casa all’orario del nostro rientro. Il tutto sarà già stato pagato dal sistema domestico. Sempre lo stesso sistema riscalderà il forno alla temperatura richiesta per l’orario in cui avremo specificato di poter preparare la cena. Un mondo meraviglioso, nel quale la tecnologia sarà veramente asservita all’uomo per migliorarne la qualità della vita. Forse…
Oppure no. Come tutte le altre tecnologie servirà a rendere più veloci tante operazioni della nostra quotidianità, donandoci più tempo per lavorare, per dedicare le nostre ore a produrre denaro per altri… Ma lasciamo perdere la filosofia…
La vera preoccupazione di Internet of Things è un’altra: la sicurezza. Riporto un esempio capitato ad un mio cliente poco tempo fa. Un centralino telefonico VOIP (Voice Over Internet Protocol) collegato direttamente ad internet, in grado di estendere gli interni telefonici anche ad apparati non residenti nella sede dove sono presenti i numeri di telefono, e di farvi recapitare i messaggi lasciati in segreteria direttamente sulla vostra casella email. Un simpatico hacker è entrato nel centralino e si è configurato il proprio interno telefonico remoto, facendo oltre 1.000€ di traffico telefonico verso l’estero in paesi (come ad esempio Cuba) dove internet è talmente lenta che non consente la chiamata gratuita tramite software come Skype o Whatsapp.
Pensate cosa potrebbe fare un hacker che entrasse nel sistema di pilotaggio automatico di una nave, sostituendosi al sistema di posizionamento GPS della nave. Oppure se un domani i pacemaker potessero essere controllati da remoto, ed un hacker prendesse il controllo dell’apparato potrebbe forse agire sulla vita della persona stessa. Ma anche industrie e fabbriche. Una volta non ci si pensava, ma molti apparati sono collegati nella rete LAN delle aziende ed hanno un nome utente ed una password di default per accedere alla configurazione. Un tempo si lasciavano, in maniera direi superficiale, le credenziali di default, facilmente reperibili nei manuali delle specifiche del prodotto. Con queste credenziali in mano si possono cambiare i parametri di funzionamento di tali apparati con risultati che potrebbero essere disastrosi.
In conclusione, vanno benissimo il progresso e la tecnologia, ma attenzione alle implicazioni!
Buon informatica a tutti
Ing. Massimiliano Zuffi
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