Benvenuti alla nostra rubrica settimanale Casi(ni) Informatici.
Questi articoli trattano principalmente di situazioni reali trovate presso aziende che ci hanno interpellato e sulle soluzioni adottate per prevenirle o risolverle in modo rapido qualora si verificassero nuovamente.
Ore 13:42, un buon pranzo a bordo di un catamarano ormeggiato a Marina di Ravenna, di un venerdì soleggiato e tranquillo. Sto per scendere a prendere un caffè al bar, (quello di bordo non sempre è buono come quello del bar…) quando arriva una telefonata. A quell’ora, i clienti aperti in pausa pranzo non sono tanti, per cui mi è facile indovinare prima ancora di vedere chi mi sta chiamando. Noi offriamo servizi alle aziende e dobbiamo garantire la loro operatività durante tutto il loro orario di apertura (abbiamo dei clienti che aprono anche alle 7:30), per cui, tutto nella norma.
Rispondo, senza aspettarmi nessun disastro, diverse volte ricevo telefonate in orari non lavorativi, ma invece questa volta c’è. Mi sento dire: Max, mi hanno avvisato solo ora che il gestionale stamattina dava alcuni errori, ma solo adesso il server ha ceduto e non sta funzionando….
Salto giù dalla barca d’istinto, stando attento a non finire a mollo. Mentre arrivo alla macchina controllo le email nel cellulare. Il loro sistema informatico mi ha gentilmente scritto che uno dei server ha smesso di rispondere.
Mentre sono in auto che sfreccio verso gli uffici a Punta Marina, realizzo che loro hanno un sistema di server ultra protetto e capace di rimettersi in piedi da solo. Li richiamo e dico: sono passati quasi 10 minuti, dovrebbe stare ripartendo il tutto, ma per sicurezza vado in ufficio ed effettuo un po’ di controlli da li.
Arrivo in ufficio dopo 15 minuti esatti dalla telefonata. Mi collego ai loro sistemi. Tutto funzionante. Li chiamo e li avviso che possono riprendere a lavorare e che verso sera sarei andato a verificare il server numero 1 per capire cos’è successo. Onestamente sarei potuto scendere dalla barca con calma, prendere il caffè, mentre avrei potuto tenere monitorata la ripartenza del server direttamente dal mio telefonino, ma meglio essere sempre pronti al peggio.
Il sistema in questione permette a noi informatici di vivere la nostra esistenza più tranquilli. Come funziona? Due server lavorano in contemporanea per mantenere attiva la continuità lavorativa dell’azienda. I dati sono salvati in unità super protette con dischi in copia tra di loro ed alimentazioni ed elettroniche ridondate. All’interno di questi due server fisici girano dei server virtuali, nel caso specifico ne girano ben 6, tre per ogni server. E’ quindi come se, invece di due server, ve ne fossero ben 6. Con la virtualizzazione in realtà vengono condivise le risorse e date alle macchine virtuali al momento della necessità. Nel caso quindi, in cui un server si fermi, l’altro prende in carico le altre 3 macchine virtuali, avendone in totale 6 da eseguire. Chiaro che il server rimasto può subire dei lievi rallentamenti se il dimensionamento dei singoli server è stretto per eseguire tutte le macchine virtuali, ma non viene interrotta la continuità aziendale.
Questa soluzione si chiama HA (High Availability) ovvero alta disponibilità. Il tempo di inattività è dato dal tempo che la macchina virtuale ci mette a ripartire sull’altro server. Per le applicazioni mission critical (quelle che non si possono fermare mai) esiste anche la FT (Fault Tollerance). In questo caso la macchina virtuale è eseguita in contemporanea su entrambi i server. Nel caso in cui un server si guasti, l’altro continuerà l’esecuzione, senza neppure un secondo di inattività da parte dell’azienda. Questi sono i sistemi di virtualizzazione di VMware.
Buon informatica a tutti
Ing. Massimiliano Zuffi
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